A proposito dei Dialoghi

Dalla saggezza dei Latini ci arrivano tanti insegnamenti, quello che a me piace soprattutto ricordare è che la virtù va sempre trovata nel cuore degli opposti: la locuzione “in medio stat virtus” definisce appunto questo, che prendiamo a riferimento come esempio di mediazione, nel cercare la pacatezza fra due elementi fra loro opposti. Preambolo forse un tantino pomposo, ma verso il quale è andata la mente nel tentativo – pretenzioso? – di riflettere sulla 15a edizione dei Dialoghi di Pistoia “Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente”.

Il Festival dell’antropologia contemporanea è di per sé uno scenario antropologico, in cui si possono osservare molte varietà umane, fra le quali ciascuno più o meno empaticamente può immedesimarsi oppure dissociarsi in totale libertà: così se da un lato si parla di scienza che appare più che altro fantascienza, dall’altro si svela il carattere secolare di posizioni talmente arroccate su loro stesse da apparire desuete. Ma vediamo i due opposti.

  • Agricoltura spaziale: piantare patate su Marte” ha offerto una visione futuristica – seppure non troppo, visto il curriculum che Stefania De Pascale vanta. Tutto molto affascinante, coinvolgente ma altrettanto inquietante: almeno per chi vi scrive… mi sono sorte spontanee almeno due domande, a mio avviso importanti. Per prima cosa, visto che sulla Terra tanta gente ancora non ha cibo a sufficienza per vivere, non sarebbe più utile dar soluzione a questo grande tema, piuttosto che pensare a coltivare Marte? Di conseguenza: dopo aver portato il nostro Pianeta sull’orlo del collasso, che motivo abbiamo di rompere le scatole anche a Marte?
  • Cibo, tavola, condivisione” tenuto da Enzo Bianchi si è avvertita una sorta di oscurantismo, poco rispondenti all’idea di condivisione: almeno, non per chi, come la sottoscritta, davanti alle aspettative di «sedersi alla stessa tavola, spartirsi il pane, il companatico e le bevande» come gestualità che «sancisce una sorta di patto tra i commensali» resta sbigottita alla mela di Eva, riesumata a mo’ di anatema sull’umanità corrotta. Temo, però, dipenda da me: probabilmente non sono atta a comprendere discorsi filosoficamente troppo elevati.

Fra queste due posizioni fra loro assai distanti, i Dialoghi – vivaddio! – hanno proposto un caleidoscopio di informazioni e di conseguenti emozioni, che hanno avuto come protagoniste una molteplicità di voci dalle quali è stato possibile considerare con efficacia un quadro di riferimento bene esauriente, oltre che stimolante il gusto del conoscere, che ha delineato il “cibo” come ben più del solo alimento con cui alimentiamo corpo e anima, bensì come rappresentazione sociale complessa, articolata secondo luoghi, tempi, emozioni… motivo concreto che scandisce ritmi di vita da re-imparare a conoscere per vivere meglio: noi, e il Pianeta che condividiamo con altri esseri viventi, sui quali non possiamo avere alcuna pretesa di superiorità.

Quanto scritto è soltanto una breve riflessione personale, percepita durante le conferenze seguite: non tutte, purtroppo, era impossibile farlo grazie alla vastità di occasioni che i Dialoghi hanno garantito, con un programma di eventi veramente efficace. Consapevole di questo mio limite, invito chiunque volesse saperne di più a guardare le registrazioni degli eventi: l’accesso dalla home page del sito.

Per qualche riflessione in più potete leggere gli articoli a mia firma pubblicati su Thedotcultura.it su alcuni dei temi inerenti ai Dialoghi:

 

 

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