Il compleanno che non c’è

Non è obbligatorio essere madre. Dovrebbe però essere obbligatorio poterlo diventare, se lo si desidera intensamente: ma Peter, talvolta, è dispettoso. Bambino dallo spirito libero, preferisce restare a giocare con altri bambini, imperituro, su un’isola che non c’è. Peter è il bambino così energicamente impegnato a cercare la felicità, da dimenticare che qualcuno lo aspetta per diventare a sua volta felice.

Per questo Lucia lo attendeva, con tutta se stessa, ma Peter non è arrivato. L’ha costretta a rivolgersi a lui in un dialogo fantastico in cui il desiderio non realizzato trasforma la gioia dell’attesa in angoscia perenne.

Nel giorno ipotizzato come quello che la Creatura avrebbe scelto per essere accolta fra le braccia dei genitori, ciò che doveva essere gioia diventa il tormentoso rincorrersi di riflessioni su ciò che avrebbe potuto essere, ma che non è stato.

Come sarebbe stata questa Creatura? « Se ti posso solo immaginare… allora ci deve essere il meglio di entrambi, no?» afferma la Madre rivolgendosi alla sua bambina mai nata, ma desiderata al tal punto da sentirne il vuoto, forte e doloroso, per l’aspettativa incompiuta di una vita che sarebbe stata accolta con infinito amore. Suppone quali sarebbero stati i possibili litigi fra di loro, perché genitori e figli devono dialogare, e il litigio è un segno di amorevole interesse.

Struggente diventa il ricordo dei primi dialoghi, quando lei prendeva vita dalla vita di lei, ne percepiva il battito dentro la propria persona. Come si strugge di nostalgia guardando il roseto piantato in giardino.

Un roseto che cresce, di pari passo al dolore di non essere madre, e ancor di più al tarlo del rimorso di non aver reso padre un uomo che sarebbe stato meraviglioso nel crescere il proprio figlio.

Questa è una mia personale riflessione sul monologo che Lucia Padovani ha presentato all’edizione 2024 del concorso teatrale per compagnie amatoriali “Fabrizio Rafanelli”. Al link https://youtu.be/AqvdhNVDT0A il video con la sua esibizione (purtroppo è un filmato amatoriale, quindi la qualità non è ottima, ma riproduce l’intero monologo): da ascoltare con Amore.

 

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